Palazzo Planelli Sylos

Famiglia Planelli e palazzo

La Storia della Famiglia Planelli

Stemma della famiglia Planelli – Arco del Sedile di Sant’Anna

Possiamo leggere una descrizione dettagliata della storia della famiglia Planelli nel saggio Il Corteo dei Nobili redatto da Domenico Schiraldi nel maggio del 2013.  Lo studioso si è servito di fonti archivistiche conservate presso la biblioteca “Eustachio Rogadeo” (luogo ideale dove bellezza e cultura si intrecciano indissolubilmente, offrendo al visitatore la possibilità di un reale arricchimento dello spirito), in particolare la Trascrizione Documenti Archivio Planelli scritta nel 1890 proprio da Eustachio Rogadeo.

Prime tracce della famiglia si hanno agli inizi del XIII secolo quando giunge a Salpi (Capitanata)  il catalano Bernardo I. Questi intorno al 1198 aveva sposato Carisindia, di origine longobarda da cui aveva avuto cinque figli. Da questo momento inizia l’albero genealogico dei “Planella”. Alcuni figli di Carisindia erano a servizio delle altre famiglie di Bitonto: Matteo I era al servizio del sovrano Carlo I nel 1269, Marco I fu sindaco di Bitonto nel 1258, Giovanni I nel 1266 affiancò Carlo I d’Angiò per proteggere i territori della Chiesa.

A partire dal XVI secolo troviamo rappresentanti della famiglia in ruoli prestigiosi sia laici che religiosi: si distinsero Nicolanotonio V che occupò il posto di consigliere nel Consiglio di Santa Chiara, Andrea I teatino, Giacomo Antonio I e Troiano I maestri dell’Ordine Carmelitano, Carlo I sacerdote e canonico, Lucrezia religiosa di vita esemplare, Giulia detta Donna Maria che fu Badessa. Giovanni Maria I nel 17 novembre 1703 proclamò l’Immacolata quale Protettrice di Bitonto. Giovanni Battista IV nel 1669 sposò Silvia appartenente alla famiglia spagnola de Mongrovesio: da lei ebbe dieci figli, tra cui cinque religiose: all’Ordine dei Minori Osservanti appartenevano Teodosia detta Suor Maddalena, Angela e Giuseppa, mentre all’Ordine degli Olivetani erano iscritte Olimpia ed Isabella. La discendenza fu assicurata dal matrimonio celebrato nel 1721, tra Giovanni IV e Livia Sylos-Sersale, da cui nacquero quindici figli. Come la maggior parte degli intellettuali napoletani, anche i Planelli aderirono alla Massoneria. 

Figura importante del casato fu il giureconsulto e magistrato Antonio II (1747-1803) che fu avviato alla vita religiosa e fu anche docente di lettere classiche. Nel 1755, persi i genitori, si trasferì a Napoli dove fu professore di chimica e di corte. Sapeva suonare il pianoforte, conversare in molte lingue e divenne molto amico di Antonio De Gennaro duca di Belforte. Con decreto del 26 luglio 1790 Ferdinando IV lo proclamò maestro della reale zecca di Napoli date le sue conoscenze di metallurgia. Si trattava di una carica importantissima dato che il «maestro della zecca apponeva sulle monete il suo monogramma e aveva una grande disponibilità fiduciaria sul tesoro dello stato e la custodia dei lingotti di metallo prezioso». Con lui il palazzo Planelli nell’omonima via nel centro storico di Bitonto raggiunse l’apice per la bellezza dei decori. Morì a Napoli, presso la dimora di suo cugino Carmine III Sylos-Sersale.

Fu uno dei suoi fratelli a dare continuità alla famiglia:  si tratta di Francesco II che nel 1749 sposò Marianna Sylos-Calò da cui ebbe cinque maschi. Tra questi Giovanni V che sposò Beatrice Conoscitore nel 1772. Ebbero ben sedici figli: Caterina che nel 1801 diventò moglie del Conte Eustachio II Rogadeo, Francesco III e Antonio III furono membri della loggia carbonara “Bruto rinato”, sorta a Bitonto nella prima metà del XIX secolo mentre un altro loro fratello, Leopoldo II, nel 1871 fece una donazione all’ospedale cittadino.

Il ramo principale continuò con Federico I che nel 1818 sposò Lucia Guarini, generando Edoardo I e l’erede Enrico I. Quest’ultimo sposò Filomena Mininni nel 1860 e da lei ebbe otto figli. Nel 1903 ci fu un matrimonio tra Giuseppe IV ed Eugenia de Astis con la nascita di otto figli. Erede fu Francesco IV marito di Giustina Sylos-Labini che ebbe cinque figli. Il primogenito Emanuele I sposò nel 1932 Wanda Pavanelli e i loro nipotini sono tutt’oggi gli ultimi componenti ed eredi di una famiglia che, insieme alla Sylos, è l’unica superstite della nobiltà bitontina.

Albero della famiglia Planelli nel Palazzo di Città

Il Palazzo

Questo grandioso edificio era nel Medioevo a curtis;di questa residua il grande cortile con poche tracce della sua origine.

Nella dizione popolare l’edificio viene chiamato “Palazzo della Zecca”, in quanto fu la fastosa dimora di Antonio Planelli, scienziato, matematico, musicofilo, una delle più grandi figure dell’illuminismo del Meridione.

La facciata è ottocentesca, ma conserva un portale più antico a bugne radiali. Un enorme androne immette nel cortile quadrangolare con una bella scalinata in stile “romantico” a più rampe con balaustre serrate, opera probabilmente di Raffaele Comes.

PRIMA STANZA

La prima stanza, copre un’area di 31,95 m2. Al suo interno troviamo un dipinto sulla volta: la tecnica utilizzata è quella di dipinto murale a tempera. Esso si presenta con una decorazione a guisa di grande fazzoletto dal gusto orientale, chiusa ai quattro angoli da medaglioni circolari che racchiudono il volto di fanciulle di differenti etnie. I quattro medaglioni sono arricchiti da rami vegetali, foglie e piume di pavone finemente racchiusi da fiocchi.

IL SALONE

Il salone di questo edificio ha la grandezza di 43,51 m2 e anch’esso presenta sulla volta un dipinto a tempera; il dipinto risale al XIX secolo.

Al centro troviamo una figura femminile sorretta da putti che stanno per cingerla con una corona: probabilmente una dea.

Lateralmente notiamo cornici in finto stucco e grottesche. Troviamo dei riquadri con paesaggi e riquadri con decorazione floreale ubicati sopra le porte: trionfa il dorato accompagnato da un tenue colore azzurro.

TERZA STANZA

La terza stanza di questo edificio ha la grandezza di 16,8 m2 e anche qui troviamo un dipinto a tempera risalente al XIX secolo.


QUARTA STANZA

L’ultima stanza di questo edificio ha un’area di 17,86 m2 ed è decorata con un dipinto murale a tempera sulla volta e sulle pareti; risale ai primi anni del XX secolo.

La stanza in passato era stata interamente ricoperta da intonaco.

SITI CORRELATI

Chiostro san pietro

Indirizzo: Vico Storto S. Pietro Nuovo, 6

Chiostro San Pietro Nuovo

Epoca: 1730

Palazzo Cioffrese

Indirizzo: Vico Spoto 28 Bitonto

Palazzo Cioffrese

Epoca: Neoclassica

Indirizzo: Via Ferrante Aporti

Chiostro San Francesco d’Assisi

Epoca: Origine Medioevale

Indirizzo: Via Solferino, 72

Antico Frantoio Mancazzo

TIPOLOGIE DI SITI