L’edificio sorge sulla parte più antica del centro urbano, su un’area occupata da preesistenti costruzioni medievali. Originariamente era coperto nel suo affaccio sulla piazza da un isolato intermedio dei Mulini costruiti nel 1601 e abbattuti nel 1882.
La famiglia Giannone, proprietaria del palazzo, ha antiche origini risalenti al XII secolo, giunta a Bitonto, forse da Napoli.
I Giannone si legano in matrimonio con l’ultima discendente della famiglia anticamente detta “De Letto” di origine abruzzese. Questa giunge in Puglia con Roberto Guiscardo e si estingue nei Giannone con il matrimonio tra Cornelio Giannone e Rebecca Alitti alla fine del XV secolo. Per volontà della donna il figlio Giovanni assume il cognome di Giannone-Alitti, dando origine ad un nuovo ramo della famiglia. Giovanni sposa Rebecca Regna. Il loro primogenito Teseo acquista una casa molto instabile su piazza Cattedrale a causa del terremoto del 1586, costruendovi nel 1598 il palazzo di famiglia (non come lo vediamo oggi). L’attuale assetto è il risultato di vari interventi di restauro non ultimo quello del 1882 ad opera di Raffaele Comes.
Al momento della sua costruzione il palazzo fu addossato alla zona absidale (parte posteriore dell’altare) della chiesa di San Silvestro, occupando una parte del giardino cimiteriale e causando la demolizione dell’antico campanile. Inoltre in base a delle piantine della prima decade del XVIII secolo ritroviamo la scala posizionata più a sinistra rispetto a quella attuale e con una differente disposizione delle stanze, tra cui diversi saloni, in cui nel XVII secolo si svolgevano gli incontri dell’Accademia degli Infiammati, fondata dal Vescovo Carafa. (Questi realizzò anche la loggia a sinistra della Cattedrale).
La costruzione del Palazzo, iniziata nel 1694 sotto la direzione dell’insigne architetto Valentino de Valentino, capostipite di una numerosa famiglia di mastri muratori, capimastri e architetti di origine napoletana trasferitasi a Bitonto, fu terminata nel 1715 come specificato in una iscrizione scolpita su di una lapide annessa allo stipite del portale d’ingresso al Palazzo, che cita i nomi del capomastro Nicola de Valentino e di suo figlio Vito, regio ingegnere, che proseguirono l’opera di Valentino.
Nel progetto per la ristrutturazione del 1882 seguita da Raffaele Comes (uno tra gli ingegneri eclettici bitontini che dalla metà del XIX secolo hanno caratterizzato il Borgo nuovo con palazzi e edifici, che racchiudono stili diversi: Palazzo Gentile, Palazzo Pannone-Ferrara, Cimitero Comunale…) vi è l’intento di realizzare due corpi di fabbrica legati tra loro dal portale settecentesco e dalla loggia rinascimentale, che da Palazzo Sylos-Calò di Piazza Cavour era stata smontata e posta a deposito. Naturalmente parte di ciò che era in progetto non fu portato a termine.
Ponendosi di fronte al palazzo si possono notare sulla destra le tracce dell’antica chiesa di Santa Maria della Scala o Purgatorio vecchio. Sulla parete a conci lisci si intravede ancora una monofora riadattata dalla chiesa medievale preesistente sotto altro titolo S. Maria de Judicibus. (2) L’intonaco delle pareti non rende giustizia al Palazzo, che passa quasi inosservato. L’antico portale certamente fu demolito con la risistemazione della piazza a metà Ottocento. Un semplice portale centinato, con cornice rettilinea, sovrastato da una finestra balconata, dà accesso all’interno. In netto contrasto si presenta la parte destra del palazzo, dove i balconi tagliano di netto la cornice marcapiano.
Tale aspetto esteriore in verità non fa prevedere il suggestivo scenario che si presenta alla vista una volta entrati nel cortile dell’edificio: qui, infatti, su tre arconi a tutto sesto del pian terreno, divisi da solidi pilastri, poggia una bellissima loggia, elegante e maestosa, caratterizzata da esili colonnine di ordine tuscanico, che scandiscono i tre arconi del piano superiore, che rimanda allo stile sanfeliciano molto diffuso nei palazzi ristrutturati nel XVIII secolo.
Elemento di raccordo tra i due livelli è una balaustra formata da colonnine modanate, che ripetendosi ritmicamente nel piano alto donano all’intero complesso un tocco classicheggiante. Sulla parete sinistra del cortile si aprono due finestre architravate con balconata in ferro; intorno al cortile si sviluppano su tre piani gli ambienti adibiti ora ad abitazioni private. Sul primo pianerottolo dello scalone, a cui si accede dall’arcone centrale, è presente un dipinto a muro raffigurante la Madonna della Misericordia. Il dipinto, nella sua impostazione, risulta molto simile a quello presente sotto la volta dell’Arco Pinto: la Vergine abbraccia il suo figlio morto che è stato deposto dalla croce. Parte dell’affresco è stato ricoperto di intonaco e questo fa prevedere la presenza dell’effigie del nobile Giacomo Giannone Alitti (1577-1663), martirizzato in Giappone per la sua fede cristiana, che viene rappresentato anche su un affresco in sottarco nelle vicinanze del Palazzo Sylos-Sersale.
E’ noto come le arcate affacciatesi sui cortili, aperte su uno stesso ripiano, o su piani successivi, abbiano offerto, nel periodo barocco, motivi di composizione che sono stati sfruttati con soluzioni veramente scenografiche, come del resto è attestato nella stessa architettura bitontina già a partire dal primo Quattrocento (pal. Vulpano, pal. Sylos-Sersale).
L’aspetto attuale del Palazzo risale al 1882, quando scomparve la Strada dei Mulini.
- In origine ha occupato varii edifici collocati nelle vicinanze di Arco Pinto (Corte Trento), le strutture originarie di palazzo Sylos-Calò in piazza Cavour e il palazzo che si affaccia su piazzetta Morosini di lato a San Francesco d’Assisi.
(2)Dalle visite pastorali o relazioni dei vescovi, succedutisi nel tempo notiamo come nell’arco di quasi 200 anni, la chiesa, che aveva due altari di cui uno dedicato alla Vergine tra le anime purganti, appare sempre meno decorosa. Aveva sede al suo interno la Società dei saccati di S. Maria del Suffragio, che viene riconosciuta come confraternita dal Papa nel 1629 e trasferisce la sua sede nella nuova chiesa del Purgatorio su Via dei Mercanti.
GLOSSARIO
LA CITAZIONE IN GIUDIZIO: La citazione in giudizio presuppone che ci siano due parti: l’attore e il convenuto. L’attore è colui che ha una pretesa nei confronti del convenuto. Può essere colui che ha subito un torto o un danno da parte del convenuto e quindi ha l’attenzione del giudice. Il convenuto è colui che viene citato, chiamato in giudizio di fronte al giudice, per rispondere delle sue azioni.
VESTIBOLO: Vano o passaggio posto tra la porta d’entrata e l’interno di un palazzo, sovente antistante le scale; a volte il termine è utilizzato per indicare uno spazio che dà adito ad altri ambienti. Per vestibolo (dal latino vestibulum) s’intende, nell’architettura dell’evo moderno, una sala d’ingresso di rappresentanza. I vestiboli erano assai comuni nei templi dell’antica Grecia, ma anche nell’architettura romana. Si trattava di una via di mezzo fra una moderna sala d’ingresso e un porticato. È presente anche nel Medioevo perché usato nelle chiese Cristiane sia in Oriente che in Occidente.
L’ARCO A TUTTO SESTO: L’ arco a tutto sesto è un elemento caratterizzante dell’architettura romanica (Medioevo) e fu utilizzato con funzione estetica e per separare le navate degli edifici religiosi dai portali archi trionfali. È chiamato arcone a tutto sesto perché il sesto era il nome del compasso e ha la forma di un arco con una volta a semicerchio. Fu molto usato dagli architetti romani per la costruzione degli acquedotti.
MODANATE: Il termine deriva da MODANATURA che è una fascia sagomata secondo un profilo geometrico per tutta la sua lunghezza che si trova nei mobili che nelle decorazioni architettoniche. La sua funzione è quella di sottolineare la suddivisione in parti dell’oggetto. Le modanature possono essere lisce o intagliate con decorazioni di motivi vegetali, stilizzati o geometrici.
ARCHITRAVATE: L’architrave, detto anche sopraccolonnio, è un elemento orizzontale che non tocca il suolo, ma scarica il suo peso su altri elementi. Di solito è appoggiata su due piedritti, tramite un incastro ai quali trasmette il suo peso e quello delle strutture superiori che sostiene. Di solito nell’edilizia medievale si trovano architravi pentagonali cioè con l’estremità superiore appuntita che rinforzano il punto più debole e incanalano il peso sul sostegno ai lati.
PIEDRITTO: è un elemento architettonico verticale portante, cioè che sostiene il peso di altri elementi. Poiché la sezione orizzontale del piedritto è indeterminata, la colonna stessa e il pilastro possono essere considerati casi specifici di piedritto (rispettivamente a base circolare e a base quadrangolare, poligonale, o mistilinea).
Anche nel caso di sostegni verticali inseriti all’interno di una muratura, dove si vede solo una faccia e non si è possibile sapere l’esatta sezione orizzontale, il termine piedritto risulta il più adatto. Il termine si usa spesso anche per indicare i sostegni sui quali appoggia un arco. In tal senso può dirsi piedritto ogni elemento verticale tra il capitello o il pulvino (se presente) di una colonna e l’imposta dell’arco. Se si tratta dei piedritto di una porta o di una finestra; si usa il termine STIPITE.EFFIGE: immagine, figura (soprattutto di una persona) rappresentata in disegno o rilievo: la scultura della Madonna o di un martire scolpita su un coperchio di un sarcofago.