Lungo via Ambrosi, antico asse viario tra Porta Pendile e Porta Baresana ossia cardo di epoca classica (1), si ritrova il Palazzo Gentile Sylos-Labini, dalla complessa configurazione volumetrica dipesa dalla edificazione su strutture preesistenti appartenenti alla famiglia Verità (2).
Si impone all’attenzione per la sua maestosità e la leggerezza delle linee. Lo sguardo è subito attratto dal bugnato di colore bruno che ha assunto la pietra calcarea. Di pianta irregolare, deve la sua complessa configurazione volumetrica alle differenti fasi costruttive, data la presenza di complessi di case di epoche precedenti (3). Il palazzo fu completato, nella sua prima redazione, nel 1599 da Giovanni Maria I (Mariotto) Gentile (4), che aveva sposato Donna Camilla Capece Zurlo, in un momento di forte rinascita per la città che, ormai libera dal giogo feudale, si apre agli scambi commerciali, culturali e artistici.
La prima redazione comprendeva un edificio ad un solo piano-abitazione, con sette finestre di prospetto. Nel 1613 il palazzo fu venduto da Giandonato Gentile a donna Eleonora Labini, che andò in sposa a Teodoro Sylos, la quale lo prolungò fino alla Via del Cicciovizzo (attuale Via S. Luca) e lo completò, aggiungendovi il secondo piano e il tetto a spioventi come si nota dalle mansarde posizionate alle sue estremità. L’ampliamento del palazzo fu opera del siciliano Andrea Berti. Il prospetto su Via Ambrosi è costituito da una muratura in conci regolari di pietra calcarea a bugnato irregolare, interrotta da una cornice marcapiano sulla quale poggiano le ampie e allungate finestre con stipiti piatti.
Il portale, incorniciato da bugne radiali a bauletto, tipico dello stile rinascimentale, reca in chiave uno stemma seicentesco dei Labini, che aveva acquistato le fabbriche dalla famiglia dei Verità. Sullo stesso prospetto, a destra del portale, si inserisce l’arco Labini (con lo stemma della famiglia), che immette in un’antica corte. All’interno di questa diverse abitazioni ricordano la tipica curtis medievale, che in questa zona dal XII-XIII secolo in poi fu interessata dalla presenza del quartiere ebraico fino a porta La Maja (5).
Su Via S. Luca la cornice marcapiano è interrotta da una balconata retta da gattoni mistilinei.
Sul cantonale, nel secondo ordine, c’è uno stemma seicentesco inquadrato da cornice a cartiglio, con leone rampante nel campo, poggiante su viso di cherubino, riferimento ai primi proprietari del palazzo, ossia la famiglia Gentile.
Su Via Pendile vi sono eleganti balconcini lobati poggianti su peducci. L’androne che immette nel cortile interno, è coperto da volta a crociera con pigne (che auspicano l’immortalità)(6) in chiave. Nel cortile un’elegante cisterna a muro, dalle linee tardo-cinquecentesche, con vera cilindrica, sovrastata da una nicchia a muro, a sua volta incorniciata da terminazioni a voluta. La cisterna si presenta mozzata nella voluta di destra a causa della presenza di muro posticcio, forse delimitazione di un’area di proprietà privata appartenente a Giuseppe Sylos e ai suoi discendenti. Una cisterna molto simile la ritroviamo anche a Palazzo Bove.
Il passaggio ai piani superiori è caratterizzato da una scala laterale con copertura con volte a crociera. La scala in una posizione simile la ritroviamo a palazzo Bove (senza copertura), mentre la copertura a crociera è simile a quella presente in palazzo Sylos-Calò in piazza Cavour. Le stanze a piano terra erano destinate a locali di servizio, rimesse e stalle, oggi adibiti ad abitazione e uffici.
La copertura dell’edificio è costituita da tetto a doppia falda con capriate lignee e manto in coppi. In alcuni ambienti le volte presentano un’elegante decorazione liberty, realizzata intorno agli anni Venti del secolo scorso, su disegno di Luigi Sylos. Pregevole, inoltre, un piccolo altare, facente parte della cappella di famiglia realizzata in pietra con dipinture in finto marmo (zona abitata non visitabile).
NOTE
(1) Zona di traffici e scambi commerciali le due direttrici del Cardo e del Decumano erano utilizzate per rintracciare nella struttura cittadina i luoghi di interesse politico e religioso: il Foro cittadino in Piazza Cattedrale e l’Acropoli in corrispondenza della porta a est, ovvero Porta La Maja. Da questa zona sino a Porta La Maja si estende quello che era il nucleo cittadino originario in epoca Peuceta e unico insediamento urbano sino all’arrivo dei Normanni nell’XI secolo, quando veniva individuato con un termine inglese arcaico CHECKERAIS (scacchiera), vista la disposizione delle abitazioni a mò di scacchiera. Stesso termine lo ritroviamo anche con gli ebrei. Infatti la piazzola vicino al palazzo è denominata LA SCESCIOLA (scacchiera in ebraico), a dimostrazione che la denominazione è rimasta nel corso dei secoli e che l’evoluzione della lingua e del dialetto ha portato al nome per il quartiere di Cicciovizzo o Civilizio. Dal tardo XII secolo e per tutto il XIII secolo si ha un sviluppo demografico tale da spingere l’edificazioni di case-torre e curtis tipicamente medievali verso la Piazza Cattedrale e Piazza Cavour. Il quartiere viene abitato dagli ebrei sino alla metà del XVI quando, con il governo dei cattolicissimi Isabella e Ferdinando di Aragona, si dà avvio ad una delle più agguerrite persecuzioni contro gli ebrei.
(2) La famiglia dei Verità ha origini campane, proverrebbero da Salerno, e si insediano a Bitonto alla metà del XII secolo. Ad un discendente, Mariotto I, è strettamente legata la denominazione della frazione bitontina, che originariamente era solo un piccolo feudo di fondazione Normanna e si chiamava Orlem. Alla metà del XV secolo diventa possedimento dei Verità, per poi passare alla famiglia Gentile nel momento in cui l’ultima discendente Maria Lorita sposa Bernardino VI Gentile. La famiglia Verità aveva la sua residenza nelle vicinanze del palazzo Gentile Sylos Labini, caratterizzato dalla scalinata scoperta che conduce al mignano (camminamento/ballatoio interno all’atrio che poggia su peducci dando origine ad una volta unghiata).
(3) Quello che ha provocato un dislivello notevole tra la zona delle mura e l’area del palazzo è stata l’edificazione della rete fognaria nella prima metà del ‘500 e la realizzazione dell’acquedotto pugliese nel 1930, insieme con il naturale innalzamento dell’assetto viario nel corso dei secoli.
(4) La famiglia Gentile ha origini antichissime e discende dai normanni. Si è stabilita in Puglia subito dopo aver combattuto in Terra Santa agli inizi dell’XI secolo. Si trasferiscono a Bitonto probabilmente con Bernardino VI, diretto discendente dei conti di Lesina e Civita, che decide di andare a vivere presso il suocero Mariotto I dei Verità alla metà del XVI secolo nelle abitazioni su via San Luca, punto di partenza per l’erezione del Palazzo alla fine del XVI secolo.
(5) Il quartiere viene abitato dagli ebrei sino alla metà del XVI quando, con il governo dei cattolicissimi Isabella e Ferdinando di Aragona, si dà avvio ad una delle più agguerrite persecuzioni contro gli ebrei. Il quartiere ebraico comprendeva la sinagoga, l’Universitas (municipio), il mulino,la schola e tutto ciò che poteva essere di utilità alla comunità, soprattutto nei periodi di maggiore persecuzione da parte dei Cristiani, che coincidevano con la Settimana Santa.
(6) La Pigna è un simbolo che ripercorre molto spesso l’architettura romana e che è rimasto infiltrato anche nel simbolismo cattolico. Il significato più chiaro che possiamo trovare è quello che la associa allo “0”, quindi all’uovo cosmico, alla nascita, al principio. Il significato della pigna quindi è legato all’eternità e all’immortalità. L’abete infatti è un sempreverde, ossia un tipo di conifera che non perde le foglie e non ingiallisce nel corso dell’anno. L’altro significato della pigna è quello legato alla fertilità, essendo colma di semi e anche per la sua stessa, peculiare forma ovoidale.